CAMPO ROM di LUNGO STURA LAZIO TORINO, una questione da chiarire

lungoPrendo spunto dal post che, tra i tanti, ho avuto occasione di leggere sul tema annoso del Campo rom di Lungo Stura Lazio in Torino, per cogliere l’occasione per tentare di fare un pò di chiarezza.

Ecco il post
“quindi noi gente “ONESTA” prendiamo e, PAGHIAMO per comprare casa, PAGHIAMO per MANTENERE una cosa di NOSTRA proprietà…e se non posisiamo pagarla abbiamo la cara EQUITALIA che ci sbatte furoi casa……
e poi e poi paghi gli zingari per mandarli via dalla zona Scelta da LORO in modo ILLEGALE, che trattano senza il minimo riguardo, e gli danno pure una casa…..(tra un paio di anni voglio vedere come sono quelle case… ) no no ma il piano ITALIANI quando cazzo lo volete fare??? ci sono famiglie italiane che dormono in macchina perchè non hanno lavoro non hanno piu una casa e cercano di sbarcare il lunario con qui lavoretti sottopagati….. e questi fanno un cazzo, pretendono, sono strafottenti e maleducati…. e gliela diamo pure vinta…

Che poi non vengano a dirmi che son “razzista”… se vieni rubi e pretendi il minimo che ti spetta è una scarica di mazzate… se vieni lavori e ti comporti da onesto cittadino allora se un cittadino italiano…”

Caro amico, ho letto il tuo post su FB datato 23 gennaio, inerente il campo rom di Lungo Stura Lazio in Torino, e sento il dovere morale di risponderti tramite questa lettera aperta, in quanto profondamente turbato dalle tue parole.

Prima di tutto è necessario fare un po’ di chiarezza su alcuni luoghi comuni che seminano rabbia e confusione:

  1. A) Le famiglie rom che verranno trasferite da lungo Stura, per due anni, vivranno in regime di social housing in corso Vigevano in strutture della Cooperativa Valdocco, per il cui uso pagheranno un affitto e le spese.
  2. B) I soldi stanziati per la rimozione dei campi rom abusivi sono fondi dati dall’Unione europea e se può essere utile non dallo Stato italiano. In più, essendo i rom del campo in questione di provenienza rumena e quindi cittadini comunitari, hanno diritto di usufruire di tali fondi, visto che, non tutti sono incalliti delinquenti ma, incredibile, alcuni posseggono anche un posto di lavoro!
  3. C) Il progetto che prende il nome di “La città possibile” è coordinato dalla Cooperativa Valdocco vicino alla quale operano realtà quali, “Liberi tutti”, “Stranaidea” e “Aizo” insieme ai volontari dell’Associazione “Zingari oggi”, “Terra del Fuoco” e della Croce Rossa, con il presidio della Polizia Municipale. Tale progetto prevede  la sottoscrizione di un patto di emersione, l’accettazione delle regole di convivenza e legalità e infine la compartecipazione alle spese, alle famiglie rom coinvolte.
  4. D) Equitalia è una società a partecipazione pubblica italiana, incaricata della riscossione dei tributi su tutto il territorio nazionale, ad eccezione della Sicilia e l’insolvenza dei mutui per l’acquisto di case private, non rientra nelle sue competenze.
  5. E) Per la prima volta non sono state usate ruspe e rimozioni forzate tramite polizia e vigili urbani, anzi, le famiglie stesse, ha dato una mano nella rimozione di alcune baracche. Un precedente.

Ora credo sia necessaria una disamina di cosa rappresentino i campi rom in genere, e cioè, per come la vedo io, una grande occasione per chi determina le cose del mondo oggi ( gruppi di potere, quali Bilderberg, Cfr, Club di Roma, Commissione Trilaterale, ecc), di creare nuovi capri espiatori, che possano coprire le loro nefandezze al fine di rendere tutti noi schiavi di un sistema globalizzato nel pensiero ancor prima che nell’economia. Una sorta di mostruoso progetto per il quale tutti dobbiamo essere assoggettati, seguendo deliranti regole di mercato dove la vita umana non vale più di una qualsiasi merce da scambiare in questo mercato libero.

Le dinamiche di questo disegno sono note, e risiedono in quelle che sono le cosiddette ”armi di distrazione di massa”. Ovverosia l’invenzione di sempre nuovi pericoli sociali contro cui iniziare campagne di terrorismo mediatico e distrarre, in questa maniera, il pensiero e l’intelligenza umana che, in quel determinato momento storico, stavano avvicinandosi troppo alla verità.

Ecco che la paura del diverso prende il sopravvento grazie ad un’informazione manipolata che in questi anni, insieme ai già citati gruppi di potere, insieme a governi corrotti e tramite il qualunquismo dilagante, ha creato ad arte la paura del meridionale, dell’extracomunitario, dell’omosessuale, della donna, dello straniero, del terrorismo internazionale di Bin Laden agente Cia e così via. Quando poi, tutte queste componenti in un modo o nell’altro vengono metabolizzate, esiste sempre lo “Zingaro”: spendibile, facilmente attaccabile, fortemente stereotipato; giusto giusto per attirarsi addosso tutto il nostro rancore e le nostre endemiche insufficienze.

Non so se, caro amico, ultimamente ti sei trovato a passare dalle parti di Lungo Stura Lazio. Io si, ci sono andato apposta per scattare qualche foto da allegare a questa lettera. Posso soltanto paragonare questo non luogo, alla baraccopoli Kibera di Nairobi in Kenya e mi è apparso impossibile ed inaccettabile che delle persone, primariamente bambini, possano rimanere un minuto di più in quelle condizioni inumane di vita, tra immondizia, topi, umidità e malattia, cioè le condizioni “normali” di questo campo che sorge a soli 9 km dal centro di Torino. Per me una vergogna senza limiti per un Paese che si dice sviluppato, civile e cattolico.

Le tue parole mi hanno turbato perchè ho sentito venir meno quell’umana pietà, almeno per i bimbi (e non solo), loro si, vittime principali e sacrificali del comportamento dei “grandi”. Queste famiglie vivono nella e di spazzatura (eccezion fatta per coloro che lavorano e che, presumibilmente con il denaro guadagnato, devono far fronte almeno ad altre dieci persone); per questo li vedi la mattina partire con le loro bici e i loro carretti, per tornare la sera con i loro carichi della nostra spazzatura di privilegiati, dopo un giorno speso con la testa nel cassonetto.

Quella durezza che usi nel dividere italiani da zingari, ladri da onesti, è figlia della cultura nella quale la nostra generazione ha avuto la fortuna/sfortuna di nascere e formarsi; una generazione che ha avuto tutto, che non ha sentito i morsi della fame, non ha visto l’orrore della guerra. Tutto ciò ha dato vita ad un falso equilibrio che ci ha sempre permesso di parlare tanto per farlo, senza aver la curiosità di approfondire, senza, per questo, risultare meno credibili o ipocriti, anzi, più si aveva e si ha quella curiosità, è più si veniva e si viene scambiati per folli, per troppo convinti, per noiosi, insomma in una parola, per rompi coglioni; perchè è sconveniente avere a che fare con la verità delle cose, meglio far finta di niente ed occuparsi solamente di se stessi

E’ facile, troppo facile, tornare a casa, mettersi le ciabatte, guardale la tv e pensare che la vita sia quella per tutti, e soprattutto credere che la mia informazione sui fatti del mondo passi soltanto attraverso la magica scatola nera. Molti lo fanno, forse per comodità, per pigrizia o perchè, in fondo, questo atteggiamento sembra essere sicuro, sembra non portare preoccupazioni nel nostro piccolo mondo dorato, il cui unico pericolo è mettersi personalmente in discussione: “Vaderetro, non sia mai!”

Per evitare questo pericolo mortale, ecco che si è disposti a tutto, quel tutto che ha il suo apice nella sconnessione emotiva e nel far finta di non sapere. Questo porta all’omologazione come condicio sine qua non , per non affondare nelle proprie incertezze e nelle proprie paure.

Personalmente sono certo che chi delinque, delinque, sia esso “zingaro, albanese, marocchino o italiano e per questo vada perseguito dalla Giustizia italiana.

Parli di onestà e fai bene, perchè l’onestà è un valore altissimo, ma io ti domando:”Ti senti onesto quando entri in un qualsiasi negozio e acquisti un paio di scarpe che sai essere assemblate da bambini che hanno poco più dei nostri figli, sfruttati e umiliati in qualche paese del Sud del mondo? Ti senti onesto quando, senza farti domande, bevi litri di Coca cola o quando vai al fast food o quando, magari lavori per quella banca, piuttosto che per quella multinazionale che, in giro per il mondo alimentano un neo schiavismo, posto in essere per alimentare il profitto dei pochi e la disperazione dei molti? O quando semplicemente parli delle cose che non sai. L’onestà è un impegno morale che prevede un grande dispendio di energie fisiche e mentali, purtroppo non basta puntare un dito.

Spero che, questa lettera, possa favorire una discussione sincera fra noi, un’occasione di misuraci su temi grandi, profondi e sinceri di questo momento storico. Per me non è importante avere ragione, quanto la ragione, quella che ci consente di essere fallibili nel nobile intento di oltrepassare i nostri limiti.