Padre Pio all’autogrill

padre pio“Si avverte la gentile clientela che, all’interno del nostro autogrill, abbiamo il piacere di ospitare il santo Padre Pio in cera e ossa. Vi preghiamo di non accendere fiamme libere in prossimità della teca. Grazie per aver scelto la nostra azienda e buon viaggio”.

Sembra incredibile ma è successo davvero: la salma ricomposta del santo di Pietralcina, è stata spostata da San Giovanni Rotondo a Roma in occasione del Giubileo, via automobile. E’ chiaro che, i santi conducenti del mezzo, essendo essi anime candide ma pur sempre legate a ciò che è terreno, ad un certo punto del tragitto, hanno sentito evacuative ed impellenti necessità. Quando agli umani in viaggio sulle nostre autostrade succede lo stesso, quale migliore occasione per espletare gli stessi, tramite una pausa presso un autogrill?

Quando gli autisti si sono fermati è accaduto ciò che accade a tutti noi nelle stesse occasioni. Ora immaginate la scena, che ha davvero dell’incredibile. Uno dei due si è recato al bagno e a sorseggiare un buon caffè, mentre l’altro è rimasto in sacra attesa accanto alla salma cerata, circondato piano piano da una folla di curiosi più che fedeli, colpiti dal colpo di fortuna di aver incontrato un santo vero in autogrill. E allora vai di selfie, vai di foto e video ricordo, da mostrare agli amici e da pubblicare subito sui social, per essere eroi almeno per un giorno. Questo sì che è vero cattolicesimo!

Insomma, non so se questi fatti succedano solo in Italia, anche le altre nazioni hanno i loro problemi e le loro incoerenze, però debbo dire che siamo un popolo sicuramente particolare, a volte con poco senso del pudore, tutto proiettato nel cercare una soluzione facile che, a volte, rasenta il grottesco, soprattutto quando, ad incarnare questa prerogativa, è chI dovrebbe porre regole morali di comportamento che si elevino ed elevino le persone.

Il Vaticano, poi, è proprio un bell’esempio di concretezza, nel senso venale del termine, infatti, quando Pio era in vita fece di tutto per sminuirne la figura mentre, una volta morto, lo trasformò in una meravigliosa macchina da soldi. Soldi, tanti soldi, come quelli spesi per realizzare il Santuario di San Pio, commissionato a Renzo Piano, alla faccia dei poveri e degli ultimi. San Giovanni Rotondo si è così trasformato da luogo di culto a meta turistica. Certo fedeli ce ne sono tanti, ma di quale fede stiamo parlando? Di una interpretazione tremendamente terrena che permette di sfigurare la vita di un uomo di fede, in un vergognoso affare, degno delle peggiori caratteristiche di questo millenio?

La fede è davvero un’altra cosa che non c’entra affatto con la macabra ricostruzione di un corpo con l’ausilio della cera. Forse il tema è proprio questo: la superficialità di una Chiesa che non riesce a passare un’esperienza spirituale e si riduce a trattenere il corpo, come unica espressione dell’esistenza. Penso sia così vedendo il comportamento dei cattolici in questo Paese, la cui incoerenza è la vera malattia.

Non mi stupirei che, tra breve, trovassimo sugli scaffali di quello stesso autogrill i toys di Padre Pio: Padre Pio sempre in piedi, la teca tascabile di Padre Pio, la candela di Padre Pio, tanto per rimanere in tema cera, le action figures di Padre Pio e Renzo Piano che si fanno un selfie.

Insomma, ma è possibile che non si riesca a capire che, pure Francesco, è un prodotto di questo sistema, e che non ha nulla a che fare con quella rivoluzione di cui si parla, perché essa, non è altro che una mossa di marketing per bloccare l’emorragia di fedeli in atto, proprio a causa di queste aberrazioni. Se Francesco invece di possedere soltanto il nome di Francesco, fosse un vero Francesco, non permetterebbe la mercificazione di una figura come Pio e lo scempio di fede che è in atto in questo momento. Ciò che sino ad ora ha fatto, non ha nulla di rivoluzionario, ma è solo fumo negli occhi; infatti celibato dei preti, sacerdozio femminile e contraccettivo, rimangono i soliti tabù di sempre, perché non esiste nessuna intenzione di risolverli una volta per sempre. L’importante è che l’azienda fatturi, in denaro e in presunti fedeli.

In ultima analisi penso che sia giunto il tempo di tentare di passare dal campo della teoria del credo, qualunque esso sia, alla concretezza del credo, perché senza verità, senza trasparenza e senza amore di dignità, le nostre società continueranno a sprofondare nelle sabbie mobili dell’ipocrisia, consegnando il futuro a lunghi anni di agonia, di paura, senza che nessuna luce abbia la possibilità di illuminare generazioni allo sbando e in crisi di vocazione.

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