Il muro di Ventimiglia

386f058f43a97d0774da690f0252a4f4_MGTHUMB-INTERNAIo mi domando cosa penseranno le nuove generazioni che, fra trentanni, vedranno i filmati di repertorio sull’immigrazione dal sud al nord del mondo? Spero fortemente possano rimanere a bocca aperta, indignati e scioccati, nel constatare la disumanità dei governi europei, nella gestione di un fenomeno epocale come, appunto è, quello dell’immigrazione. Se ciò succederà, vorrà dire che, quelle generazioni, avranno superato il razzismo, la violenza e il becerume di un momento storico buio, nelle coscienze dei molti e nel degrado morale di chi amministra, con ferocia, economia e politica.

In questi giorni, sul confine italo francese, si sta consumando l’ennesimo scempio dell’umanità, che si manifesta, sempre, contro i più indifesi di questa terra, come se, la violenza materiale e morale, avesse, nella disperazione degli ultimi, il suo fine. E’ una vicenda, questa dei respingimenti di Ventimiglia che, non oggi, ma molto presto nel futuro, lascerà un segno indelebile, rappresentando un punto di non ritorno, nella marcia trionfale che, questo sistema, sta producendo verso l’abisso.

Oggi non ce ne rendiamo conto, ma il male che stiamo infliggendo alle popolazioni che migrano, per qualsivoglia motivo, è un male che subiremo fino all’ultima goccia perché, la disumanità che stiamo mostrando come civiltà, è uno di quegli accadimenti che, la storia, non dimentica, e fa pagare con gli interessi.

Stiamo constatando che, l’apartheid, non si è affatto esaurita, perché da locale, si è fatta continentale, e ha investito tutta l’Africa. E’ un’apartheid diversa da quella che abbiamo conosciuto in Sudafrica o nell’America degli anni 50, perché non si sviluppa in un solo territorio circoscritto seppur imponente, tramite leggi razziste e segregazioniste; oggi siamo in presenza di un razzismo 2.0, un razzismo che nasce subdolo nel tinello di casa, un razzismo mascherato da populismo, che si insinua e diviene luogo comune.

Mi viene da ridere nel pensare che Italia e Francia si collochino, come credo religioso, nel cattolicesimo, in un’idea, cioè, di misericordia e accoglienza, di comprensione del dolore umano, che si completa nel tendere la mano a chi è disperato. Non c’è nulla di misericordioso in un poliziotto italiano che sgombera con violenza un migrante stremato, o in un governo che chiude le frontiere.

Per quanto concerne, poi, i governi francesi, davvero mi risulta odioso pensare che, ieri abbiano violentato e depredato il continente nero, molto più di recente invaso autonomamente la Libia, ed oggi, senza che si levi un autorevole voce, si permettano di innalzare muri tra un confine ed un altro, purchè “il negro” non passi. E’ davvero un atteggiamento vergognoso che possiede, nella sua disumanità, un idea precisa di mondo, in cui il debole deve soccombere, a favore di una razza superiore come quella europea; un concetto che puzza di nazismo.

Un razzismo come questo è possibile perché, il tessuto sociale su cui prospera, è stato preparato con cura; prospera tra i molti per cui la riflessione e la comprensione dei fenomeni epocali, rappresentano solo una stupida perdita di tempo; meglio non fermarsi a pensare, meglio accanirsi, spendendo le proprie energie nel dire che “gli immigrati sono troppi e dove li mettiamo”, “non c’è lavoro per noi, figurati per loro”, e via dicendo, in una girandola di luoghi comuni che raggiungono una bassezza esistenziale enorme, che diviene pensare comune di un mondo che, nella normalità si abitua ad odiare, senza veramente rendersene conto.

Chissà se un giorno le mani nere tese che chiedono aiuto, possano toccare i cuori di una maggioranza ostile e cinica? Chissà se, l’esempio di chi nel silenzio della storia si occupa degli ultimi, possa fungere da volano per un’umanità nuova che ha il grande bisogno epocale di rinascere con i profumi della primavera, lontana dal puzzo del compromesso morale per non morire? Forse la cosa che ognuno di noi, nello spazio delle proprie possibilità, può fare, è di non adeguarsi alla spietatezza del “io non sono razzista però”, e costruire qualcosa di diverso, per avere il coraggio di guardarsi allo specchio e guardare il propri figli, senza dover abbassare lo sguardo per la vergogna di avere, con il proprio silenzio assenso, contribuito alla morte dell’umanità