Rimarrai sempre un povero negro senza diritti

immigrazione-4 (1)Ieri sono andato in edicola e ho fatto una cosa che non faccio quasi mai: ho comprato una copia del quotidiano La Stampa. Noi, qui a Torino, la chiamiamo affettuosamente “la busiarda” (la bugiarda nda), perché la verità non l’ha mai detta. In ogni caso ho voluto investire questo euro e cinquanta perché, all’interno, avevo scorto, durante un’occhiata veloce in un bar, un articolo inerente il lavoro gratuito dei migranti.

A pagina 17 il primo titolo capolavoro: “ Bergamo capofila: i profughi lavorano gratis per la comunità”. Mi sposto, poi, nelle pagine della cronaca regionale, la cui prima pagina recita:profughi volontari per sdebitarsi. Almese, l’integrazione riuscita”.

 

Allora, cosa mi viene da pensare dopo queste letture? Quali le mie considerazioni? Tu sei profugo (ma anche se fossi soltanto uno che desidera vivere in Italia senza essere vittima di guerre e di fame andrebbe bene lo stesso), e sei costretto a lasciare il tuo Paese perché altrimenti per te, e per la tua famiglia, il domani non sarebbe una certezza. Sali sul barcone, dove sai che hai grandi possibilità di annegare nel Canale di Sicilia e, finalmente, arrivi in territorio italiano. Qui vieni smistato in diverse comunità nazionali e messo a lavorare gratuitamente per SDEBITARTI del vitto e alloggio che la comunità ti offre.

Rimango perplesso e indignato nel pensare a parole come “SDEBITARSI”, e ancora mi sorgono altri quesiti: “Sdebitarsi da chi, sdebitarsi da cosa?”

Mi accorgo che sono di fronte al solito giochino razzista mascherato da solidarietà e conquista sociale. Quel sottile gioco semantico grazie al quale un’ingiustizia viene fatta passare per una cosa positiva, tutta a favore di chi la subisce. Ricordate nel 2009 quando qualche bella “Capa fresca” aveva proposto classi separate fra bambini italiani e stranieri, affermando che era un vantaggio per l’apprendimento della nostra lingua per questi ultimi? Ecco una boiata del genere.

Sarà che ho una piccola esperienza come volontario in Kenya, sarà che ho una formazione progressista, fatto sta che, ho proprio l’impressione che negli ultimi tempi si sia innescata un’operazione di nuova alienazione dell’opinione pubblica, una sorta di neo linguaggio che vuole avvilupparci tutti, in modo tale che, il tema dell’immigrazione e del suo contrasto violento e razzista, sia digerito dall’opinione pubblica, in maniera accettabile.

Ora il nemico non è più l’extracomunitario, termine tra l’altro di cui non si sente più parlare, ma lo scafista e l’estremista islamico infiltrato sui barconi. Intanto, mentre questa nuova terminologia entra nelle famiglie alle otto di sera, durante il TG di punta, dall’altra parte l’operazione subdola e disumana, si concretizza tramite il lavoro gratuito imposto ai migranti per sdebitarsi della nostra solidarietà monumentale, nel concedere loro, asilo.

Ma certo, in mezzo a questa operazione c’è sempre la Caritas, che non a caso si pone alla testa di questa pantomima; è chiaro che ha degli interessi molto chiari e pianificati dal Vaticano: far vedere all’opinione pubblica mondiale che il cristianesimo risponde con la solidarietà agli attentati del terrorismo islamico, facendo proseliti enormi di fronte ai mass-media di tutto il mondo.

La seconda opinione che mi sento di dare è quella inerente lo sdebitamento del migrante nei nostri confronti. Io penso che dovrebbe essere l’occidente a doversi sdebitare nei confronti di tutti quei popoli che, per secoli, ha sfruttato, derubato, ammazzato e violentato nel corpo e nelle credenze. Il colonialismo e l’imperialismo non sono invenzioni, ma realtà storiche che, al momento, non hanno ancora, a livello globale, ricevuto un risarcimento materiale e morale. Questa è la vergogna più grande degli attori di queste ultime vicende sul tema immigrazione. Ancora una volta i popoli africani vengono strumentalizzati ed usati, per nascondere la nostra ipocrisia.

Se tutti noi occidentali decidiamo di recarci in Africa, è molto facile: andiamo in una qualsiasi agenzia di viaggi, prenotiamo un biglietto, prendiamo un volo e domani siamo a destinazione. Perché un africano non può fare lo stesso? Perché non può viaggiare? Chi ha una risposta sensata, si faccia avanti, perché io comprendo solamente che, l’unico motivo sia il colore della pelle e la provenienza geografica.

Ritornando a pagina 17 de “La stampa”, in basso a destra vedo la foto di un bambino dentro un trolley. La madre marocchina ha tentato di introdurlo in Spagna, nascondendolo in una valigia. Che tragedia il mondo globalizzato, che merdaio le idee dei Salvini e della melma rappresentata da quelli come lui; il peggio, i “raschio del barile” del fango del mondo, dentro il quale lavorano incessantemente i ben pensanti e i professionisti del “io non sono razzista però…” . Sappiate che avete tutto il mio disprezzo.

In fondo, tu Mamadou, tu Mohammed, tu Wanjiru, sei solo un povero negro senza diritti, uno che è stato depredato anche della dignità dall’occidente e che, l’occidente, dovresti ringraziare, per farti lavorare gratis.  L’Europa è ammalata e davvero non ho idea di quando potrà riprendersi, forse l’unica cosa in cui sperare è che, quella minoranza esigua di persone normali, possa un giorno cavalcare il vento del cambiamento di un’epoca. Bisogna essere attenti e scorgere nel buio di questo neo oscurantismo, ogni barlume anche minimo di luce. E’un dovere morale.