Tampone insurrezionalista

Ci sono avvenimenti che riescono ancora a stupirmi? Sì, senza ombra di dubbio, e questo è un bene, un’ottima arma contro la pigrizia e l’appiattimento mentale di quest’epoca buia.

Mi sono appena imbattuto nella notizia più ridicola degli ultimi anni, una di quelle news che lasciano sconcertati un po’ tutti, quei fatti che troverebbero posto in un film del filone dei cinepanettoni. Avete presente la comicità volgare e grossolana, a volte cupa per la sua pochezza e bassezza? Ecco, oggi ci troviamo di fronte ad un accadimento che possiede gli stessi canoni: Basso, volgare, grossolano e cupo!

A ridosso del centro di Torino, tra i quartieri Vanchiglia e Vanchiglietta, sorge il centro sociale askatasuna ( scritto intenzionalmente con la a minuscola, perché le maiuscole vanno, nella vita, guadagnate), il tipico centro sociale di cui tutti noi nel nostro immaginario abbiamo: anarchico, autonomo, antagonista, ribelle e contro il sistema. Sempre presente nelle manifestazioni contro questo o quel potere che opprime i popoli. Fin qui nulla da dire, ognuno è libero di avere un’idea di mondo che più lo aggrada. Personalmente ho sempre pensato che, in molti casi, quel modo di affrontare i fatti avesse un ristretto orizzonte nelle vedute globali e che il tema della violenza come metodologia d’azione, fosse sbagliato.

Oggi, sfogliando i quotidiani on line, mi sono imbattuto nel seguente titolo : “Covid, nel quartiere Vanchiglia di Torino tamponi rapidi gratuiti grazie al centro sociale: “Rendiamo sanità accessibile a chi non può permettersela” (Il Fatto quotidiano 19-3-21, https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/15/covid-nel-quartiere-vanchiglia-di-torino-tamponi-rapidi-gratuiti-grazie-al-centro-sociale-rendiamo-sanita-accessibile-a-chi-non-puo-permettersela/6133603/ ). Oibò, oibò, mi vien subito da dire! Mi fermo un attimo e cerco di mettere insieme le idee, anche se non mi sento stordito come dovrei, quanto divertito; sì, il termine giusto è divertito. Divertito perché, subito, vengo colto dall’immagine del palazzone occupato di Corso Regina Margherita, il cui balcone principale ospita, anno dopo anno, bandiere e striscioni in favore dei kurdi, dei palestinesi, contro lo strapotere del capitalismo, contro gli eserciti imperialisti e via di questo passo; Penso poi alle manifestazioni contro le grandi opere, contro il fascismo e contro le basi NATO. Sì, cosa poteva esserci di meglio nel panorama dell’antagonismo se non un bel centro sociale? Insomma una struttura consolidata e davvero coerente con sè stessa.

Mi riprendo dalla risata nervosa che mi coglie ogni qualvolta mi trovo di fronte ad un tradimento ideologico. Certo, tradimento ideologico che ha del grottesco, del ridicolo, che produce un puzzo nauseante ed apre porte inquietanti sulla vera natura di questi gruppi.

La domanda è semplice: se dici di essere contro il sistema, come puoi comportarti come il sistema stesso? E ancora, perché apri le porte alle multinazionali farmaceutiche per fare tamponi gratis? Domande che avranno certamente la più tipica risposta che troviamo in tante altre situazioni in cui quel gruppo piuttosto che quel personaggio, hanno compiuto il salto della quaglia. Il salto che, in un sol momento, si lascia alle spalle credi, ideali ed idee, considerate soltanto pochi istanti prima come irrinunciabili. Qui siamo esattamente di fronte a quel momento, anzi siamo testimoni di una vera e propria mossa di marketing degna del miglior Berlusconi. Attirare consensi, dimenticando le radici della lotta. Già, la lotta, questo è un altro punto fondamentale; esiste un errore: non si lotta per avere più tamponi gratuiti e per tutti, si lotta per capire quanta strumentalizzazione esiste dietro il Covid 19 e chi e che cosa si sta muovendo nell’ombra per togliere libertà all’umanità intera.

Bisogna capire il progetto di un’elite mondiale che, da anni, è la regista di una strategia globale della tensione che vuole i popoli, tutti i popoli schiavi, ignoranti, indebitati, soli e malati (guarda caso proprio quello che stiamo diventando ora) Questo mi aspetto da un gruppo che si dice rivoluzionario e antagonista. Ma antagonista de che? Se la maggior preoccupazione è quella di rendere gratuite le medicine delle multinazionali farmaceutiche? Questa è la domanda!

Essere rivoluzionari non è una moda, non è un’etichetta, non è semplice. E’ un sentimento radicato e fortissimo che non lascia spazio alle mezze misure: o lo si è o non lo si è! Non dipende dal passare del tempo o dall’età che avanza, e una passione che muove il corpo e la mente verso la verità, la coerenza e l’applicazione degli ideali in cui si crede, primariamente verso noi stessi.

Questo è il momento di mettere quegli ideali a disposizione di tutti, perché i tutti prendano coscienza che il cambiamento è sempre una decisione intima ed intenzionale, perché il caos che si sta generando rappresenta la fine di un’epoca, quella dell’oscurantismo e di un medioevo travestito da modernità. Siamo agli albori di una nascente umanità sveglia che prenderà tutti i compromessi morali e le incoerenze e le chiuderà, una volta e per sempre, nel baule dei ricordi della nostra storia. Questo, per me, significa essere rivoluzionari, applicare cioè, nuovi comportamenti e modi di pensare, che si possano anteporre alla finta rivoluzione di cartone, in cui la paura di mettersi in discussione rimane, senza ombra di dubbio, il valore centrale.

Quello che accade in un centro sociale in una qualsiasi parte del pianeta, non è altro che la volontà di conservazione e sopravvivenza, proprio per la difficoltà di superare sé stessi nel superamento delle proprie paure. Bisogna avere coraggio, forza e massima dedizione per superare i propri limiti ed inveterate credenze; senza queste caratteristiche si rischia di essere patetici nell’atteggiamento rivoluzionario che, dietro di sè, ha il vuoto e, appunto, soltanto l’atteggiamento, la triste pantomima in un teatro vuoto e decadente.